Ciao, è lunedì notte, e questo è il nostro appuntamento (a questo punto un po’ casuale) con la newsletter di Scrivere di notte, che arriva sempre di lunedì notte, una o due volte al mese.
Oggi parliamo di paesaggi, quelli urbani, quelli sublimi e selvaggi, quelli domestici, quei paesaggi che ti straziano, le città che non finiscono dei racconti di Amilcar Bettega (qui trovi un mio saggio sulla raccolta) e quelli in cui puoi rifugiarti, come l’orto che Barbara Bernardini descrive nel suo libro “Dall'orto al mondo. Piccolo manuale di resistenza ecologica” appena uscito per Nottetempo (nella collana Terra).
Barbara Bernardini lavora in editoria da quasi vent’anni: ora è responsabile dei corsi di formazione per la casa editrice minimum fax, ma soprattutto cura una newsletter strepitosa, Braccia Rubate, che parla di orto e lune nuove.
A me questo libro fa pensare a quelle utopie personali a cui bisogna aprirsi per rimanere in vita di cui parlava Rainer Werner Fassbinder. Per questo ho chiesto a Barbara di donarci un capitolo del libro, così andiamo con lei in questa piccola porzione di terra che però potrebbe diventare grande quanto un mondo.
Il libro è questo, lo hai letto?
L’estratto lo trovi subito dopo il mio Scrivere il paesaggio, questa specie di appunti sulla scrittura che ti lascio qui, che forse più che aiutare te, che magari mi leggi per trovare qualcosa che ti sia utile quando ti metti a scrivere, servono più a me per fermare i pensieri, ma fa lo stesso.
Ora ti lascio solo a leggere, prima però ti dico al volo una cosa a cui tengo:
Sono aperte le iscrizioni al prossimo laboratorio a cura di Scrivere di notte.
Sarà un laboratorio di Editing e Scrittura a cura di Emanuela Cocco e Franco Pezzini, rivolto a editor e autori, a chi vuole riscrivere il suo romanzo o la sua raccolta di racconti partendo da una lettura analitica del testo, o a chi ha intenzione di intraprendere la professione dell’editor e dovrà fare i conti con i testi degli altri. Impareremo insieme a scrivere una scheda di revisione, una scheda di lettura o a fare interventi di editing sul nostro testo avendo ben chiaro cosa stiamo facendo e come farlo. Il laboratorio individuale sarà disponibile a partire dalla fine di maggio, le iscrizioni sono a numero chiuso e chiuderanno al raggiungimento del numero massimo di partecipanti.
Info e iscrizioni: scriveredinotte@gmail.com
Bene, ora cominciamo a parlare di paesaggio, c’è un vecchio racconto di Giampaolo Rugarli che mi gira in testa da un po’ di tempo…
SCRIVERE IL PAESAGGIO
il giardino di Annarumma, il tunnel di Delphine de Vigan
di Emanuela Cocco
SCRIVERE IL PAESAGGIO
di Emanuela Cocco
Da dove sto guardando? Dove sono? Mi trovo qui, a Napoli, in un fatiscente palazzo destinato a crollare, realizzando la catastrofe di 14 morti più altri 25 che resteranno storpi dopo l’incidente. Sono qui, e guardo il giardino interno al vecchio palazzo. Mi chiamo Gaetano Annarumma e sono il protagonista, insieme al giardino, di un racconto di Giampaolo Rugarli.
Scrivere il paesaggio. Da dove cominciare? L’inizio è il nostro sguardo in questa porzione di mondo, non importa quale, il nostro sguardo, e questa parte di mondo, unita alla posizione che assumiamo in questo spazio. Perché scrivere il paesaggio vuol dire inquadrarlo ed è quindi una questione di posizione, di limite, non solo di dettaglio. Per scrivere un paesaggio il mondo sporzionato va organizzato nel tempo e nello spazio. Dobbiamo farci tante domande. Non solo cosa deciderò di mostrare ma anche chi si nasconde dietro questa visione, a chi appartengono gli occhi responsabili della messa in quadro, ma anche in che modo, con quale frequenza, in quale successione temporale, arriveranno i dettagli, in quale ordine cadranno le immagini nella mente del lettore – spettatore.
Torniamo in quel vecchio palazzo, in un racconto di Giampaolo Rugarli, quel giardino che Gaetano Annarumma fissa instancabilmente. Un segreto fa esistere il personaggio, che è legato alla sua presenza in quel luogo, un luogo di trasformazione, un giardino abbandonato, che è stato affidato alle sole cure della natura, che ha tempi e intenti diversi da quelli umani. Questo giardino, che è oggetto della visione ininterrotta (e infinita) di un uomo, che è destinato a finire, registra un movimento lentissimo di invasione delle forme, un assemblaggio fatto di foglie e di rami, e di corpi, umani e animali, che sembrano fondersi in un movimento simile a un lunghissimo estenuante, impenetrabile piano sequenza che è impossibile riprodurre fedelmente per intero, del quale, l’autore, ci mostra la sola veduta possibile: quella parziale, e soggettiva di un uomo che vive immerso nel quadro nell’esatto momento in cui cerca di descriverlo. Questa, proprio questa è la nostra condizione. Per scrivere un paesaggio il punto di partenza e l’approdo coincidono: occorre rinunciare a qualsiasi pretesa di esaustività.
Per la maggior parte del tempo della nostra vita siamo ciechi, non vediamo che una piccola parte di quello che ci riguarda, quello che ci sta davanti, quello in cui siamo immersi. Il nostro paesaggio interiore, sempre diverso eppure simile nella sconvolgente premessa della sua irriducibile inadeguatezza, ci porta, a volte a guadare alla vita come dal fondo di un tunnel vuoto e senza luce, proprio come Mathilde, la mamma single di tre figli, in un romanzo di Deplhine de Vigan, che un giorno, non si sa neanche bene perché, inizia a subire l’attacco senza sconti del suo datore di lavoro, che prima l’approvava e poi ora, nel bel mezzo del romanzo, la detesta e la vuole far fuori, la vuole sottomettere e umiliare, vuole, appunto spingerla via, darle uno spintone, come fossero insieme sulla banchina di una metropolitana, con il treno in ritardo, e lui decidesse di spingerla sotto al momento dell’ arrivo del convoglio.
Su quella banchina, però, si trova solo lei, Mathilde. Il paesaggio che possiamo cogliere dai suoi occhi è sconfortante. È tardi e la metropolitana è bloccata. I passeggeri, delusi, terrorizzati dalla prospettiva di arrivare troppo tardi lì dove sono attesi, si accalcano l’uno contro l’altro. Per restare in piedi bisogna essere forti, saper lottare. Quando il treno arriverà occorrerà saper correre, restare saldi, non farsi portare via dal fiume di persone, non lasciarsi mettere da parte, non rimanere indietro. Dalla sua parte, lì dove si trova Mathilde, nulla si muove, ma gli altri, quelli del marciapiede di fronte, loro sono in salvo.
“Per il momento, si tratta di restare dalla parte giusta del marciapiede. Non farsi trascinare verso il fondo, mantenere la posizione. Quando il treno arriverà, pieno zeppo, rabbioso, bisognerà lottare. Secondo una legge tacita, una specie di giurisprudenza sotterranea in vigore da decenni, i primi resteranno primi. Chiunque tenti di sottrarsi verrà schernito. In lontananza un boato, una vibrazione, tutti credono di riconoscere il rumore del convoglio tanto atteso. Ma il tunnel rimane vuoto, senza luce. “
“Mathilde guarda il marciapiede di fronte. Semivuoto. Dall’altra parte, la circolazione prosegue, i treni si susseguono a ritmo normale. Non bisogna cercare spiegazioni. In direzione contraria, la gente prende il metrò e arriverà puntuale al lavoro.”
(Delphine de Vigan, “Le ore sotterranee”, traduzione di Marco Bellini, Mondadori.)
Perché? Perché a me? Perché devo resistere? Perché devo lottare così tanto per restare in vita? Cosa vedo nel bel mezzo di questa lotta? Il paesaggio è questa domanda. Non si tratta mai solo di quello che vediamo ma anche del perché vediamo qualcosa e non un’altra, del perché la vediamo in quel modo, del quando la vediamo. Senza una ragione non c’è visione. E guardare non è la stessa cosa che vedere.
Dall'orto al mondo - Piccolo manuale di resistenza ecologica
di Barbara Bernardini
“…e allora ho legato questa rete verde, morbida e sottile, larga circa quattro metri e lunga quindici, a partire dal fondo dell’orto fino a circa metà della sua lunghezza, dov’è il cancelletto di entrata. Dalla metà che rimane scoperta continuo a raccogliere gli ultimi ortaggi estivi – peperoni e melanzane soprattutto, ma anche qualche sparuto pomodoro che ancora matura fra le piante morenti…”
Ecco un estratto dal libro, ringrazio Barbara Bernardini e le edizioni Nottetempo.
Buona lettura!
Per questa notte e tutto, ci vediamo tra una settimana.
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Ma che cos’è Scrivere di Notte?
Scrivere di notte è una scuola di scrittura fondata e diretta da Emanuela Cocco.
Un modo di stare nel testo
Ma poi Scrivere di notte è soprattutto un modo di stare nel testo. Qualcosa che ha a che vedere con l’intensità, con la profondità e il riconoscimento.
Di cosa si parla qui sopra?
Qui si parla di scrittura, di come sono stati scritti certi libri, certi racconti, una serie, un film, un fumetto, una lista della spesa, una lettera d’amore o una resa dei conti grondante odio.
Vi racconto cosa ne penso di questa cosa che facciamo un po’ tutti, o quasi, chi meglio chi peggio, che poi si chiama scrivere, che è un po’ come la vita, senza regole, una cosa nella quale vanno bene strategie diverse per persone diverse, e atteggiamenti d’autore, e pratiche di scrittura. Niente trucchi, niente tecniche, niente fottutissime cassette degli attrezzi, per capirci.
Poi vi dico anche qualcosa al volo sugli eventi organizzati da Scrivere di Notte, sui laboratori che tengo, cose così. Ma senza esagerare.
Ogni lunedì notte.
Restiamo in contatto?
Se ti va, quindi, possiamo incontrarci qui sopra ogni lunedì notte. Oppure in giro, in questi altri posti:
Scrivere di notte ( Tra poco sarà online Il sito della scuola) Così saprai sempre cosa combiniamo, dove, quando, con chi
Scrivere di notte (Il gruppo privato su Facebook) ci trovi video lezioni e laboratori online gratuiti e notturni. E ci trovi autori, lettori, persone simpatiche.
@scriveredinotte (Il canale youtube) dove presto sarà di casa la video rivista con ospiti autori contemporanei, e lezioni di scrittura libere e gratuite. (Manca poco e lo troverai online)
scriveredinottee (Il profilo Instagram) Foto di libri con tatuaggio, video - lezioni
Scrivere di Notte (La pagina Facebook) varie notizie su eventi, le foto di #scrivere
Oppure scrivimi
scriveredinotte@gmail.com
Se invece vuoi saperne di più sul mio conto:
Il mio sito personale, dove trovi le cose che ho fatto e alcune di quelle che farò
Il mio profilo facebook, dove faccio gli I Ching con i libri e mostro i miei pancake
E vedersi dal vivo, guardarsi in faccia?
Si può fare. Scrivere di notte e Il Pasto Nudo organizzano SATANTANGO libero e gratuito laboratorio di scrittura un laboratorio in presenza, 1 sabato al mese con autori ospiti, presentazioni, lezioni ed esercitazioni di gruppo. Sì è gratuito. Scrivimi per sapere della data di MAGGIO
Ora sai tutto. Ci vediamo una di queste notti.