Capire qualcosa di sé, degli altri, della vita. È un approdo, è lì dove a volte arriva il personaggio dopo aver attraversato il racconto, dopo aver vissuto tanti altri momenti in cui invece non ha capito niente. È la vita, è a non capire niente che si rimane in vita. Capire qualcosa di sé e degli altri a volte per un personaggio è come morire o anche rinascere un'ultima volta in un mondo completamente spento, come in questo racconto. Non capire nulla e capire scrivendo così che il lettore possa, leggendo come sei arrivato capire sentire la vita dentro quello che hai scritto. Questa è una cosa che fa la letteratura, una cosa che fa Elizabeth Strout, questa è per me la questione centrale quando faccio una lezione di scrittura, capire come un autore è arrivato alla sua particolare rivelazione, come l’ha resa percepibile al lettore non come cosa detta o dichiarata ma come esperienza testuale, vivere l’esperienza dal punto di vista dell’autore e da quello del lettore.
Questo è quello che faremo noi, insieme, quando leggeremo parti di romanzi e racconti durante FASSBINDER il laboratorio di scrittura di gruppo. A telecamere spente, o come vi andrà, sprofondando nei testi.
“Quando era dentro la musica in quel modo capiva molte cose. Capì che Simon era un uomo deluso se alla sua età sentiva il bisogno di dirle che l’aveva compatita per anni. capì che mentre guidava lungo la costa verso tre figli, qualcosa in lui sarebbe rimasto soddisfatto di averla ritrovata come l’aveva vista quella sera, e capì che quella forma di sollievo per molti era autentica, proprio come per Malcom che si sentiva meglio quando dava a Walter Danton del finocchio patetico. ma quel genere di nutrimento era una poltiglia acquosa; non riusciva a cambiare il fatto che Simon avrebbe voluto essere un concertista ed era finito a fare l’avvocato, che aveva sposato una donna ed era rimasto con lei trent’anni, anche se in realtà a letto non le era mai piaciuto.
(…)
Posò la testa contro la parete dell’androne, giocherellò con la gonna nera ed ebbe l’impressione di aver capito qualcosa troppo tardi, e che probabilmente era così che funzionava nella vita: si capivano sempre le cose quando era troppo tardi.”
“La pianista” un racconto di Elizabeth Strout dalla raccolta “Olive Kitteridge” (Fazi Editore) traduzione di Silvia Castoldi.
A pochi giorni dal lancio FASSBINDER il laboratorio di scrittura di gruppo, online, nel quale NON si socializza, ma si scrive e si legge e basta, ha già raggiunto il numero minimo di partecipanti, quindi è sicuro che ci vedremo a ottobre.
Sono felice e grata.
Ci vedremo un sabato al mese, per 4 ore, online da ottobre a Febbraio, 5 appuntamenti di gruppo e poi per ognuno dei partecipanti ci sarà l’editing del primo capitolo del romanzo o di un racconto.
* laboratorio (ed editing) a cura di Emanuela Cocco
Il laboratorio è a numero chiuso e per piccoli gruppi, ci sono ancora due posti disponibili. Se vuoi partecipare scrivimi.
scriveredinotte@gmail.com
Ci vediamo!
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Sei iscritto al Canale YouTube di Scrivere di Notte? Ci troverai lezioni gratuite, e sta per arrivare una sorpresa. Ti aspetto e di persona ci vediamo al FLIP, il Festival della letteratura indipendente. Se non sai di cosa sto parlando guarda questa diretta e brinda con noi e con tanti altri autori, a presto!
Sogno di un FLIP di mezza estate
https://www.youtube.com/live/gr_YEscuCdg?feature=share
Qui, se vuoi trovi un articolo ed una playlista dedicate ad Einsturzende Neubauten :) https://open.substack.com/pub/mrpianpiano/p/einsturzende-neubauten-avantgarde?r=1awfky&utm_campaign=post&utm_medium=web
Il polso mi dice qualcosa della musica che accompagna lo scrivere di notte.