Come sono fatte le storie a cui non crediamo?
Ci ho pensato in questi giorni, mentre scrivo il pensiero è ancora in divenire, ma una cosa è certa: non è una questione di adesione alla realtà. Le storie false a volte sono accadute sul serio, eppure noi non le sentiamo vere. Come mai?
Le storie che leggiamo, siano di finzione, o autobiografiche, non hanno molto a che vedere con la verità, c’è sempre l’invenzione di mezzo, anche quando le cose sono accadute sul serio.
La verità dei fatti, poi, è altra cosa che quella del testo. Ma a volte, che siano storie inventate o di vita vissuta, chi legge ha la sensazione di trovarsi davanti a una storia a cui non crede, e in lui si fa strada l’impressione che niente di quanto è stato detto sia autentico, che la storia, per quanto ben congegnata, oppure affatto, poco importa, sia palesemente falsa, di quella falsità che non è nei fatti, ma nello spirito di cui è imbevuta la loro restituzione. Davanti a questo, entrando in quella dimensione di non adesione alla storia, che il lettore proverà in modo esatto, anche se questo effetto poi non saprà magari spiegarlo, o formalizzarlo nelle sue cause, il lettore, di colpo diventato freddo e scostante, vagamente irritato, annoiato, certo di aver sprecato il proprio tempo, di aver prestato attenzione a qualcosa di inutile, abbandonerà il testo.
Questo abbandono, la ritirata del lettore davanti all’inautentico, di solito è irreversibile. Perché mai, infatti, il lettore dovrebbe voler restare lì dove è stato così poco preso in considerazione, così poco corteggiato dalla storia, lì dove questa lo ha profondamente deluso con la macchinosità della sua messa in scena, lì dove l’artificio che la sosteneva è rimasto sgraziatamente a vista?
La storia dell’inautentico in letteratura, se per inautentico intendiamo il palesemente falso, grossolano, inverosimile senza che questa sia una cifra meditata e cercata per ragioni estetiche, è la storia di un addio.
Scrivere inautentico è, quindi, una possibilità che di certo, noi che scriviamo, desideriamo non cogliere, ma come si fa? E come sono fatte le storie a cui non crediamo?
Ho provato a tirare giù un elenco parziale di quello che mi trasporta, come lettrice, nella dimensione dell’inautentico, i punti di una lista delle regole dello scrivere inautentico, regole da non seguire, mentre lavoriamo alla nostra storia, pena la trascurabilità di questa, o anche l’irascibilità del lettore, di certo la sua fuga.
Eccole qui. E se ne avete altri aggiungeteli pure nei commenti.
SCRIVERE INAUTENTICO in 5 punti
1. Rendi il tuo personaggio iper consapevole di tutto
Nelle storie inautentiche i personaggi sanno già tutto, imparano lezioni di vita prima ancora che la vita gliele abbia impartite e le distribuiscono al lettore come risposte già pronte a domande che loro non hanno avuto il tempo e l’opportunità di farsi.
2. Stabilisci dei ruoli fissi abitati dai personaggi e lasciali lì a combattere fino alla fine del viaggio nel ruolo che hai scelto per loro all’inizio della storia.
La scrittura inautentica ha come tratto distintivo la staticità dei ruoli, delle posizioni abitate dai personaggi nel sistema di relazione che però, così inflessibile e incrollabile nella sua struttura mostra da subito la sua sostanziale inutilità. Perché le storie nascono lì dove la relazione manda in pezzi le posizioni occupate dai personaggi prima che queste iniziassero ed è proprio in questi momenti di rottura, nel continuo, fluido, tradimento della premessa di ognuno che la storia si sviluppa come discorso e non come tesi da confermare.
3. Elimina ogni fraintendimento e spiega ogni cosa al lettore.
Ovvero, impegnati come autore ad eliminare ogni parvenza di ambiguità dalla tua storia e questa rivelerà presto il freddo gioco di funzioni narrative di cui è composta. Cosa c’è di più inautentico di una storia nella quale nessuna domanda rimane inevasa? E poi: non è segno di autenticità la resa della dimensione di inestinguibile mistero nel quale siamo tutti immersi?
4. Fatti aiutare dalla più sciatta casualità.
Per mettere in moto il meccanismo che governa la tua storia affidati al caso, costruisci la tua storia attraverso l’uso smodato di fortunate coincidenze che favoriscano lo scioglimento dei nodi che imbrigliano la vita dei tuoi personaggi. Del resto è cosa nota che la vita venga sempre incontro ai nostri desideri, no? Ah no.
5. Privilegia le affermazioni alle azioni.
Un personaggio ben scritto è un fascio di relazioni, la sua caratterizzazione si realizza attraverso le azioni e le reazioni. L’azione è un movimento che si proietta all’esterno ma che è motivato da dentro,
e nella storia l’azione porta a sua volta a una reazione che tornando indietro modificherà il mondo dentro il personaggio per dargli la possibilità di agire, la reazione è essa stessa azione, cambia il mondo fuori e dentro il personaggio e muove la storia. La scrittura inautentica si accontenta delle chiacchiere. Le affermazioni sono qualcosa che non esiste dentro o fuori il personaggio, sono solo parole, rimbalzano nella mente del lettore lasciandolo esausto, sovraccarico, non coinvolto, diffidente e stanco, che poi è l’effetto tipico di una scrittura inautentica.
L’ultima regola per scrivere inautentico ce la consiglia Fabio Massimo Franceschelli, in libreria con “Introduzione alla mia morte” (Del Vecchio)
E già che ci siamo vi ricordo due appuntamenti:
Giovedì 13 marzo alle ore 21.00 su Scrittori a domicilio con la presentazione di "Introduzione alla mia morte" di Fabio Massimo Franceschelli edito da Del Vecchio Editore ... e SABATO 15 marzo l'autore sarà in Libreria ai #Diari di #Parma dalle 10.00 alle 18.00 come Libraio per un giorno
Ed ecco l’ultima infallibile regola per Scrivere inautentico, ce la regala Fabio.
6. Scrivi un dialogo colto
Mi raccomando, se il tuo personaggio nasce e cresce in un quartiere dell’estrema periferia di una metropoli contemporanea, fai in modo che quando parli citi Čechov, o Dostoevskij, o un passo della Recherche. Non è credibile? Ma non importa, quel che importa è che tutti i tuoi lettori sappiano quanto sei colto, quanti libri hai letto; che scrittore sei se non citi nessuno? Ah, non è così? Dici che sto fraintendendo? Dici che sono prevenuto? Che in realtà il tuo personaggio, questo giovane spacciatore, a sua volta tossicodipendente ma (non si sa come) amante di Walt Whitman e Ligotti, e che cammina per il quartiere bisbigliando ai suoi potenziali clienti “Ti piace la droga pesante? Io ce l’ho!” vuole lanciare un messaggio di speranza tipo “la letteratura salverà il mondo”? Ok, dai, credici, crediamoci tutti quanti alle belle parole e alle frasi eleganti… anzi: credeteci voi che nel vostro agitato inconscio siete ancora fermi lì, davanti al Professore, in quel terribile esame di Letteratura Italiana 2.
Eccole qui, quindi, le regole base per la scrittura inautentica, la storia falsa, piena di definizioni, affermazioni, resoconti, spiegazioni. La storia inautentica che non si muove e non si spezza e non si piega e non si rivela, una delle tante storie a cui non crediamo, perché lei per prima non crede in noi. Cerchiamo di non scriverla
Bene è più o meno tutto, ah no. Ho da dirti un’ultima cosa:
su SCRIVERE DI NOTTE sta per partire CONTEMPORANEI
una Video rassegna di autori contemporanei, a cura mia.
Ma visto che è tardi ed ho già scritto abbastanza ti lascio un video dove spiego tutto.
Eccolo qui:
Solo 🖤 grazie
Sto leggendo "tieni presente che" di Palahniuk e anche lui fa un discorso su come un autore deve muoversi per risultare autorevole (e quindi la storia credibile per chi legge). Mi piace questa serendipità. Grazie per questi trucchi del mestiere.